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Immagine del redattoreLa Signorina Fuoriluogo

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio

Aggiornamento: 11 dic 2020

Essere superstiziosi è da profani, non esserlo porta male.

Quanti di noi, specialmente in questo periodo storico dell'anno, implorano la fortuna, cercano appigli per vedere il proprio futuro a tinte colorate?

Immagino abbiate ricominciato a leggere l'oroscopo, vero?

Ditemi la verità.

Ma ecco che, come per magia, riappare il famoso, inimitabile "corno portafortuna" più conosciuto come "curniciello".

Tuosto, vacante, stuorto e cu’ ‘a ponta.

Si, perché per scongiurare occhi e malocchi deve avere proprio queste caratteristiche.

Inoltre deve essere fatto a mano, deve essere partenopeo e deve assolutamente essere regalato.

Altrimenti niente da fare. La sfiga perseguirà.

Per carità c'è anche chi si crogiola nella sfortuna... ma per loro non c'è salvezza.

Si vuole che sia efficace contro il malocchio e la iettatura, ed è il portafortuna preferito dei giocatori d'azzardo italiani.

Pensate, il 22% dei quali dichiara di servirsene, prevalentemente nel Mezzogiorno, nel Lazio e nelle Marche, ma anche in alcune regioni settentrionali come Lombardia e Friuli-Venezia Giulia.

La regione dove l'amuleto è più diffuso, ovviamente, è la Campania.

Il simbolo del corno è ritenuto di buon auspicio fin dal neolitico per la sua forma fallica che lo rende un emblema di fertilità, virilità, forza fisica.

Quest'ultimo significato è legato anche all'uso offensivo delle corna negli animali.

A sua volta, il colore rosso è simbolo di forza poiché richiama il sangue e il fuoco.

Per arrivare al curniciello partenopeo come lo conosciamo oggi, bisogna però aspettare il Medioevo.

È in questo periodo che in Europa si diffonde la convinzione che l’amuleto sia di buon augurio, e anche gli artigiani napoletani iniziano così a produrlo.


Ovviamente a grande richiesta sono tornati anche dalla Signorina Fuoriluogo.

E hanno proprio le caratteristiche originali.

Sono pronti per essere regalati.

Li trovate qui:



La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo – e spesso prende anche la mira.
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